L’uccisione di cucciolate di animali, anche di quelli d’affezione, spesso di esserini appena nati, non è certo una novità, purtroppo, ed a volte avviene nell’indifferenza più totale e nella completa ignoranza di leggi che oggi tutelano gli stessi animali. Accade ovunque e tale orribile fenomeno non fa certamente eccezione in una Sicilia in cui il randagismo abbonda, favorito dall’insufficienza di un’opera di prevenzione e dall’incuria – tranne rare eccezioni – delle istituzioni locali e degli stessi cittadini, nella più totale assenza di un’opera preventiva di educazione al rispetto per gli animali e ad un corretto rapporto uomo-animale.
Marina – l’involontaria protagonista della nostra storia in qualità e funzione recettiva della ‘confessione’ di un tecnico (come lo stesso le si è qualificato) che lavora presso il “Consorzio degli Allevatori” di piazza Belmonte a Palermo ma il cui nome ci è ignoto – sta passeggiando con i propri cani.
Marina è una fervente animalista e si è distinta già varie volte per azioni volontarie nella difesa e nella cura di animali abbandonati. Il signore in questione, incontratola, prima dà segno di ammirare i suoi cani e ad un tratto, nel fervore della discussione, le confida un orrendo delitto, “probabilmente per sgravarsi la coscienza” – ad avviso della stessa Marina. “In campagna ho delle cagne” – comincia a raccontarle. “Un cane della zona ha rotto la recinzione e le ha ingravidate. Se dovesse tornare gli sparerei” – prosegue il sedicente tecnico. La nostra amica volontaria gli risponde che non è necessario, cercando di calmarlo e che esistono altri mezzi, fino, ad esempio, in casi davvero estremi, il ricorso eventuale alla sterilizzazione attraverso l’Ausl. Marina è una donna che ha ben chiaro il rispetto della vita animale ma anche la coscienza dell’osservanza delle leggi. Poi la confessione agghiacciante: “Ma veda, io ho già ucciso dei cani. Una volta nati quei cuccioli, li ho messi tutti in un sacco e li ho ammazzati, di notte.” Erano appena nati. Le cagne ne avevano partoriti parecchi.
Marina in quell’istante prorompe in un attacco incontrollato che è insieme un misto di profonda pena, d’insormontabile impotenza e d’incontrollabile rabbia. Oltre a palesargli la gravissima violazione di un articolo del codice penale, aggiunge parole durissime contro colui che giudica, non a torto, un criminale assassino e che purtroppo adesso molto probabilmente la farà franca.
Ma al tempo stesso si chiede: “Le cagne che fine faranno se dovessero restare ancora incinte? E gli altri possibili nuovi cagnolini nati faranno la stessa fine? Dovrà restare impunito questo efferato crimine ed altri come questo? L’ambiente degli allevatori saprà reagire a tali misfatti o rimarrà complice di questo ed altri possibili infami delitti?”
Con la nostra redazione, poi, continua a stigmatizzare giustamente certi comportamenti guidati dall’ignavia e dalla totale ignoranza della realtà secolare, in specie ma non esclusivamente perpetrati nella nostra regione:
“Spesso mi sento ripetere dalla gente che incontro” - ci confida - “che gli animali vanno rinchiusi in strutture idonee. Le ’strutture idonee’ nella realtà non ci sono quasi mai ed i canili e i gattili dovrebbero servire come centri di prima emergenza non come ‘ergastoli a vita’. Per i cittadini l’importante è non avere tra i piedi i randagi, poco importa al cospetto del loro egoismo ed esclusivo benessere tutto il resto e la legge regionale sul randagismo è poco efficace e mal recepita. Mi è giunta notizia della terribile situazione di cani nel porto di Porto Empedocle e di vari altri centri ” - prosegue la coraggiosa volontaria - “Non trovando soluzioni si vorrebbe risolvere le situazioni con metodi poco ortodossi. Io penso” – conclude tristemente Marina - “che la vicenda di quel signore di Palermo vada inserita in un contesto di degrado e di inciviltà in cui versano gli animali in Sicilia. E della quasi totale indifferenza dei Siciliani nei confronti del problema, eccetto quei volontari e veterinari – e per fortuna ce ne sono ancora, tra i quali l’amica volontaria Marina, vanto della Sicilia corretta e sensibile (n.d.r.) - che si adoperano per fronteggiare questa orrenda piaga che cresce a dismisura e ci lacera nei cuori e nelle coscienze ogni giorno di più.
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