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COMUNI E ASSOCIAZIONI circa i randagi : cronaca varia

L'ENTE MINACCIA DI PORTARE I CANI NELLA SALA DEL COMUNEurti al canile: "Si chiude se il sindaco non ci aiuta"
Tre “colpi” in 9 mesi con danni insostenibili per l'Enpa

Se aggiungete che da anni, stando all’accusa, i responsabili del canile chiedono udienza al sindaco, ci sono gli elementi per comprendere le ragioni che hanno fatto entrare in rotta di collisione l’Enpa e il Comune. Nomadi e canili concentrati nella stessa zona della città che ospita la discarica. Un mix esplosivo, che spinge Carla Rocchi, battagliera presidente nazionale dell’Enpa, a minacciare misure estreme: «Se il Comune non vuole farsi carico di questa situazione chiuderemo il canile, licenzieremo i dipendenti, e trasferiremo gli animali altrove. Soprattutto, è inaudito che Chiamparino non ci ascolti».
Peccato che dalla segreteria del sindaco, dove la sfuriata non è stata gradita, caschino dalle nuvole: «La richiesta di Pallotti è arrivata il primo settembre. Nei prossimi giorni sarà ricevuto, compatibilmente con gli impegni del primo cittadino». «Non capisco questa polemica con il sindaco - commenta l’assessore Roberto Tricarico (Ambiente) -. A luglio ho incontrato i responsabili dell’Enpa, nessuno mi ha rappresentato questo problema». Protesta veemente, quella della Rocchi, che segue le proteste e poi le dimissioni di Giovanni Pallotti, presidente della sezione di Torino.
Per la cronaca, la struttura - mandata avanti da tre dipendenti con l’aiuto di quattro collaboratori - ospita 78 cani: 18 dei quali strappati ai combattimenti clandestini. Ma l’Enpa, fondata nientemeno che da Giuseppe Garibaldi nel 1871, non è un’associazione animalista qualsiasi. Oltretutto, da luglio gestisce anche i due canili comunali: il «sanitario», sempre in via Germagnano, e il «rifugio » di Strada Cuorgnè. L’organico ammonta a 42 persone affiancate da quattro veterinari. Sei i canili di proprietà in Piemonte, compreso quello di Torino. Ora è arrivata la resa dei conti. «In assenza di riscontri da parte del sindaco, dovremo abbandonare la struttura», ribadisce la Rocchi, che vanta una lunga carriera politica nel Pd.
«E’ la dimostrazione che non ci sono speculazioni politiche», tuona subito dopo la presidente: «Chiediamo una soluzione che tuteli le esigenze di tutti: una nuova area per il canile o una sistemazione più dignitosa per i nomadi». Tale è l’esasperazione che Pallotti aveva già minacciato di portare i trovatelli in Sala Rossa. A breve l’incontro e, si spera, il chiarimento.



SODDISFAZIONE PER RITIRO ORDINANZA "AFFAMA GATTI" IN PROVINCIA DI BIELLA

Intervento della LAV sul Sindaco di Portula. Sterilizzazioni a carico del Comune.
La LAV esprime soddisfazione per la decisione del Sindaco di Portula di ritirare l’Ordinanza con la quale si istituiva il divieto di somministrare cibo alle colonie feline. Proprio nei giorni scorsi i volontari della Sede di Biella avevano incontrato il primo cittadino per invitarlo a ritirare il provvedimento illegittimo e dannoso.“Prendiamo atto con piacere della decisione del Sindaco di Portula di ritirare l’Ordinanza. Ogni divieto di alimentare le colonie feline, è illegittimo perché contrario sia alla legislazione nazionale che a quella regionale sulla tutela degli animali d’affezione e per la prevenzione del randagismo. Grazie all’impegno di una nostra Socia Attiva è inoltre partito il censimento e presto verranno sterilizzati i primi randagi. Cogliamo l’occasione per invitare tutte le Amministrazioni e i Sindaci che ne avessero la necessità a contattarci e a confrontarsi con noi per non incappare in provvedimenti inadeguati come lo era quello di Portula e per valutare strategie efficaci per risolvere il problema randagismo” – dichiara Siria Burlando portavoce della Sede Territoriale LAV di Biella e prosegue “Ringraziamo tutti i cittadini che si sono uniti nella protesta e hanno ottenuto assieme a noi questo importante passo per garantire il rispetto delle leggi a tutela degli animali e la tutela delle colonie feline. Come stabilito da un’importante sentenza del Pretore di Siracusa cibare gli animali randagi non solo non è vietato, ma è da considerarsi un atto di civiltà”. Recentemente sul tema del divieto di somministrare cibo ai randagi si è espresso anche il TAR della Puglia, che oltre a riconoscere come la somministrazione di alimenti agli animali possa essere svolta anche nel rispetto delle norme igieniche e secondo i principi di civile convivenza, riconosce - a ragione - come il divieto di somministrazione di cibo possa incidere sulle condizioni di sopravvivenza degli animali, facendo così cadere su di loro effetti che vanno addebitati solo e esclusivamente a comportamenti scorretti di alcuni cittadini, che comunque ben possono essere individuati e sanzionati.“Con la scelta di ritirare l’Ordinanza il Sindaco ha assolto ad uno dei compiti che gli sono demandati per legge– afferma Siria Burlando - - Il Sindaco, ai sensi del DPR 31 marzo 1979, ha l’obbligo di vigilare sull'osservanza delle leggi e delle norme relative alla protezione degli animali presenti sul territorio comunale di cui egli è responsabile”. e prosegue- “La LAV nutre inoltre fiducia nell’impegno preso dal Sindaco di censire e sterilizzare le colonie. Anche le sterilizzazioni rientrano nei compiti dei Comuni: la legge Finanziaria 2008 stabilisce infatti l'obbligatorietà per ogni Comune di mettere in atto piani di sterilizzazione, da sommare a quelli già predisposti dalla ASL” e conclude “Martedì 1 Settembre la nostra Socia De Petro Rosa ha già svolto i sopralluoghi nelle zone in cui si trovano le colonie e contattato il Medico Veterinario designato per le sterilizzazioni che avverranno nelle prossime settimane. Chiediamo a tutti coloro che hanno la sensibilità e il tempo da dedicare all’intervento concreto sul territorio di contattarci per aiutarci ad intervenire tempestivamente”.


San Severo, presto niente più randagi nelle vie della città
San Severo (FG) - Presto le strade di San Severo saranno libere da cani randagi. Con quest’obiettivo l’assessore all’ambiente Massimo d’Amico, ha stilato un programma da mettere in campo per rispondere alle tante richieste provenienti dai vari quartieri della città. Un programma complesso che già dai giorni scorsi ha permesso di accalappiare più di 70 randagi a zonzo nel centro storico liberando così zone centrali, come piazza Incoronazione. “In questa prima fase – spiega l’assessore all’ambiente, Massimo d’Amico – abbiamo innanzitutto ripulito l’ex macello comunale di via Foggia che in via d’emergenza garantirà maggiori possibilità di ricovero per i randagi e ci stiamo attivando con l’Asl per mettere in funzione il canile sanitario, costruito ma mai utilizzato. Saremo così in grado di velocizzare i tempi di sterilizzazione dei randagi evitando che si riproducano senza controllo”. A tal proposito nei giorni scorsi i rappresentanti dell’amministrazione Savino, gli assessori all’ambiente Massimo D’Amico e ai lavori pubblici Antonio Pistillo e il consigliere comunale Tiziana Sponsano, hanno incontrato il direttore del Rifugio E.N.P.A Nunzio Cascavilla ed i responsabili del Servizio Sanitario Area A dell’ASL Francesco Fini e Marisa Carafa, per fare il punto della situazione specie per il canile sanitario. Infatti la struttura costruita in Contrada Zamarra, in prossimità del Rifugio dell’E.N.P.A., dovrebbe funzionare come struttura di prima accoglienza, dove i cani dovranno ricevere i trattamenti sanitari previsti dalla legge, per la prevenzione delle malattie trasmissibili all’uomo e soprattutto per intensificare gli interventi di sterilizzazione, necessari per combattere il randagismo, ma costruita non è mai entrata in funzione. Superata l’emergenza in atto per il futuro l’assessore democristiano intende però mettere in campo iniziative innovative che permetteranno di risolvere la situazione. “Presto ci attiveremo affinché tutti i cani presenti sul territorio siano microchippati, dopo di che doteremo alcuni vigili urbani di pistole lettori di microchip così da poter risalire al padrone del cane e nel caso in cui l’animale non sia stato accidentalmente smarrito provvedere alla loro denuncia per il reato di abbandono di animale, così come previsto dalla legge”. Interventi, secondo l’assessore all’ambiente, che se si creeranno le giuste sinergie potranno essere svolti in economia pur fornendo tutte le garanzie di tutela al migliore amico dell’uomo. Continuano nel frattempo da alcune zone periferiche e dal cimitero comunale le proteste dei cittadini per la presenza indesiderata di branchi di cani randagi, ma l’esponente della giunta Savino assicura: “Il nostro intervento risolutivo è solo all’inizio, con il passare del tempo la nostra azione si estenderà a tutti i quartieri della città e soprattutto al cimitero comunale, un luogo sacro e caro a tutti noi che non può essere certamente casa di randagi”

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