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La questione delle staffette: chiariamo un bel po’ di cose
Il problema delle staffette è uno tra i più controversi tra quelli che pervadono il mondo animalista. Recentemente sul quotidiano “il Tirreno” è apparso un articolo di Giovanni Neri che riporta due punti di vista opposti. Il primo, di un’adottante felice della staffetta fatta per il cane che ha adottato e favorevole in generale alla pratica in questione, il secondo quello della “Associazione Animalista Livornese”
Elena Meniconi,in particolare si esprime così “Con il sistema delle staffette non si fa altro che espandere il randagismo senza risolvere il problema nelle città dove non esistono canili e non si incentiva le amministrazioni locali a crearne. Non solo: spesso questi animali vengono affidati senza i necessari controlli e finiscono di nuovo sulla strada, oppure sono malati, non microchippati e non iscritti all’anagrafe canina. Oltre al fatto che non possiamo escludere che vi sia qualcuno che fa una specie di commercio di queste povere bestie”
In quanto volontario e staffettista attivo, mi sento di dover rispondere, dall’interno, a tutte le questioni poste, ed anche ad altre. Prima di tutto, seppur l’articolo del giornalista Neri sia fatto bene, equilibrato ed obiettivo nel riportare le diverse posizioni, il titolo, purtroppo, è fuorviante. Non è vero che “gli animalisti insorgono”, al massimo è possibile dire “alcuni animalisti insorgono”, questo perchè quelli che fanno le staffette, sono proprio gli animalisti, una parte di loro perlomeno, quindi non ha senso che questi insorgano contro se stessi.
Passando alla contestazione della Meniconi, sussistono in quel che dice, diverse imprecisioni: chi conosce la situazione degli animali nel meridione sa benissimo che la realtà è quella che è; non è possibile dare la colpa alle staffette del fatto che le amministrazioni comunali non incentivano le adozioni o non si occupano del problema del randagismo, questa è una pura distorsione della realtà, pur sicuramente fatta in buona fede. Le staffette di animali, sono nate appunto per tentare di evitare morti atroci al maggior numero possibile di animali randagi di cui nessuno si occupa, la relazione quindi è contraria rispetto a quella esposta dall’Associazione Animalista Livornese. Come dire, un conto è la teoria, un conto è la pratica.
Le “spedizioni verso l’ignoto” stavolta citate da “Baffi e Code” sono un’altra grossa imprecisione e a nulla possono valere gli esempi portati di “staffette finite male” , solamente con quelle che ho fatto io potrei portare almeno il triplo di esempi che vanno in senso contrario. E’ chiaro che, come in ogni più remoto angolo del volontariato, ma in generale della vita umana, anche tra gli animalisti e quindi anche tra gli staffettisti esistono persone poco serie, o persone incapaci e probabilmente addirittura persone che se ne approfittano facendosi pagare. Ma in generale non è così; I cani quando viaggiano devono essere per legge vaccinati, microchippati e recanti con loro i documenti che attestano che le necessità legali siano state compiute a dovere. Uno staffettista serio, senza questi documenti, non parte, perchè rischia una denuncia in caso di controllo da parte delle Forze dell’ordine e perchè non ha la certezza che l’animale che porta vada in un posto sicuro. Gli staffettisti inoltre ( da intendersi sempre ” la maggior parte di loro”) sono persone che ci mettono i loro soldi oltre che il loro tempo, la loro macchina, con tutti i rischi che ne conseguono e, lo fanno felicemente, appunto perchè sono volontari. Mentre la maggior parte delle persone nei week-end- va in montagna o al mare( anche giustamente tra l’altro), loro (noi) siamo sulle autostrade, e non esiste sole troppo forte, o acqua troppo intensa, quegli animali devono arrivare in ogni caso a destinazione, se tornano indietro, solitamente, muoiono dopo qualche mese o tornano in un canile non proprio “di lusso”.
Economicamente parlando, personalmente sulle più di 100 che ho fatto in un anno me ne sono state rimborsate due, per pura gentilezza di chi mi aveva chiesto la tratta. E con rimborsate non intendo pagate, tanto per chiarire, il rimborso solitamente è parziale, ci si divide la spesa per poter meglio sostenere i costi. Poi per quanto riguarda il fatto che gli animali “staffettati” siano trattati ” come sacchi di patate”, è, nella maggior parte dei casi, assolutamente falso. Decine di associazioni e di volontari singoli possono testimoniare la non corrispondenza al vero di questa incauta affermazione.
Quando un’adozione va male, le staffette c’entrano poco o nulla in quanto chi le compie ha il solo dovere di portare da una parte all’altra dell’Italia queste “povere bestie“; la questione ricade sulle persone che hanno fatto il pre-affido, poco scrupolose o inesperte o nel peggiore dei casi, l’adottante è un furbo, esperto del mestiere che sa come “fregare” chi fa il pre-affido e ovviamente non si può pensare che tutti siano degli agenti segreti con esperienza decennale nell’affidare animali.
Va ricordato poi che “siamo tutti umani” e quindi che, le persone, possono sbagliare anche facendo del bene. Nei loro (nostri) sbagli ci va forzatamente di mezzo qualche cane ( o gatto, o coniglio, a volte), ma con questo non si può denigrare in questo modo una rete di persone che operano per cercare di salvare qualche vita. Un affido o un’adozione di un cane o di un gatto ha esattamente la stessa probabilità di andare male sia che l’animale arrivi da Bari (città presa assolutamente casualmente) ad un ridente paesino del Nord, sia che invece giunga dal paese limitrofo, o anche dallo stesso dell’adottante, tutto dipende infatti da quest’ultimo, se ama gli animali o no e chiaramente da serietà ed esperienza di chi fa i controlli.
Non si può negare che, a volte, soprattutto per quanto riguarda i cani, gli animali che vengono dal sud “impediscono” le adozioni di cagnolini più vicini al luogo dell’adozione, ma, a parte il fatto che questo non è sempre vero, un animalista dovrebbe sempre pensare che, IN OGNI CASO, è stato salvato un cane, uno di loro insomma ha ( probabilmente) trovato una famiglia. “chi se ne frega” da dove arriva. Inoltre, è da dire che al sud i cani e i gatti muoiono di fame ( anche grazie alle “carinissime” ordinanze comunali affama-randagi fortunatamente annullate dai tar regionali) o in modi atroci, uccisi da qualche individuo non meglio precisato, per rabbia, o per divertimento. Eliminare la pratica delle staffette significa condannare potenzialmente a morte ogni cane o gatto del meridione che sia “sprovvisto” di padrone. Esiste una rete di volontari che si dedica esclusivamente al salvataggio di animali, alcune persone non fanno nient’altro che quello, se non andare a lavorare e quello che guadagnano va tutto lì, nei salvataggi.
Da volontario operante al Nord, tra l’altro, quindi non avrei nemmeno interesse a difendere il Sud-Italia per ragioni di appartenenza, ritengo assolutamente fuori luogo sentir parlare di staffette da parte di chi non conosce il fenomeno o ne ha una conoscenza superficiale, come per ogni cosa, per sapere di che si tratta bisogna provare e poi al massimo si può anche criticare. Ovviamente, come tutte le cose, anche la pratica delle staffette è migliorabile e lo sarà in molti punti, ma chi meglio di chi le fa ( almeno) settimanalmente, senza nessuno scopo di lucro (anzi pagando di tasca propria) può conoscerne i difetti?
fonte:http://www.newnotizie.it/2010/03/16/la-questione-delle-staffette-chiariamo-un-bel-po-di-cose/
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