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Lo strano caso del cane rapito
Campione mondiale di caccia: vale decine di migliaia di euro
MAX CASSANI
CREMONA
Un cane? E lei ci chiama perché ha perso il cane?». Quando lunedì mattina Luca Villa, 44 anni, ha telefonato tutto trafelato ai carabinieri di Camisano, nel Cremonese, per denunciare il furto del suo setter inglese di 6 anni, la reazione è stata tiepida. Ma Pianigiani’s Mardok non è un cane qualsiasi. Ha un pedigree lungo quanto la sua coda, il microchip sotto il pelo. E nella sua categoria, la caccia «pratica», è campione del mondo, dopo esser stato campione italiano e per tre volte campione europeo. Insomma, una specie di Varenne dei cani da caccia.
Facile, quindi, che quel fuoriclasse della «punta» - non coperto da assicurazione - facesse gola a qualche malintenzionato. Nella notte tra domenica e lunedì una persona con un casco in testa si è introdotta nella tenuta venatoria dell’imprenditore bergamasco, a Sergnano. Ha buttato giù il portone della cascina, ha forzato la porta (blindata) del locale dove stava Mardok ed è fuggito con l’animale. Furto con scasso: una mezz’ora di lavoro, tra effrazioni e scassinamenti vari. Mica poco. La scena è però stata ripresa dalle telecamere e ora i nastri sono al vaglio degli inquirenti, che per il momento non si sbilanciano su movente ed eventuali sospettati.
Non è la prima volta che avvengono furti del genere, specie negli ultimi tempi. Qualche mese fa è stato fermato un camion con una dozzina di cani da caccia rubati, diretto in Croazia. I siti e le riviste di settore sono zeppi di annunci di bracchi e pointer trafugati da macchine e recinti. Il più delle volte i cani spariscono, senza richieste di riscatto né niente. Svaniti nel nulla, per essere rivenduti all’estero o forse, chissà, per far da cavie nei combattimenti clandestini.
«Il mio Mardok l’avevo portato a casa da neanche due mesi - spiega Luca Villa - ma ci ero già affezionato. L’avevo comprato quattro anni fa all’allevamento Pianigiani di Castellina in Chianti, uno dei più famosi d’Italia. Il valore di un cucciolo come era lui si aggira sui 10 mila euro. Loro l’hanno cresciuto, l’hanno gestito, l’hanno portato a fare le gare, e ora che aveva sei anni l’avevo finalmente ritirato per godermelo un po’».
I titolari dell’allevamento che - come quelli dei cavalli - dà il «cognome» al cane, si dicono scioccati. «Era un setter tranquillo e malleabile fin da cucciolino - racconta Susanna Pianigiani -. Uno “stilista”, come diciamo noi cinofili, cioè un esemplare con le giuste attitudini per la sua razza». Appena saputo del furto, hanno subito messo l’annuncio sul sito dell’allevamento, specificando «lauta mancia a chi ne dà notizie». Ma fino a ieri sera il telefono non è squillato.
Luca Villa di professione fa il dirigente d’azienda, ma il suo hobby è da sempre la caccia, «quella vera, non quella simulata delle gare entro un’area delimitata, in cui dei giudici valutano il cane che ferma meglio il selvatico e poi va a scovarlo».
A dicembre aveva fatto in tempo a fare la prima battuta con Mardok in Scozia, a inseguir fagiani e pernici, e il cane si era comportato bene: «Tra l’altro è un esemplare buonissimo e abituato a stare con chiunque». Certo, un vantaggio per chi l’ha rubato, anche se il microchip, il tatuaggio sull’orecchio ma soprattutto la sua notorietà rendono tutto più complicato ai malviventi. Con le debite proporzioni, sarebbe un po’ come piazzare la Gioconda sul mercato dell’arte.
Il proprietario non si dà pace: «Non capisco proprio cosa se ne possano fare di un cane così. Tra l’altro, anche a occhio, è riconoscibilissimo: ha la testa completamente nera, una caratteristica non comune tra i setter. Il valore in termini meramente economici è relativo. Ufficialmente, non può essere usato neanche per le monte perché ha il Dna di riproduttore depositato all’Enci. Per le gare, neanche a parlarne: è troppo noto nell’ambiente». E allora? «Forse il classico fanatico, che vuole semplicemente avere in casa un fuoriclasse per andarsene a caccia per i fatti suoi», aggiunge Villa sconsolato. Come il guidatore della domenica che tirasse fuori la Ferrari di Alonso per farsi il giro dell’isolato.
fonte http://www.lastampa.it/lazampa
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