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Non si creino registri di proscrizione

Pordenone - «Non esiste più, allo stato attuale, a livello nazionale, un elenco di cani geneticamente pericolosi, elenco che invece esisteva fino allo scorso anno. Questo per l’infondatezza scientifica di un tale elenco. La stessa sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, con la collaborazione delle maggiori associazioni e federazioni nazionali dei medici veterinari, ha determinato la cessazione di tale lista pre-configurata». Lo sostiene il medico veterinario Stefano Candotti, presidente regionale dell’Anmvi in merito all’ordinanza anti-cani pericolosi firmata dal sindaco di Pordenone, Sergio Bolzonello. Nella stessa, infatti, si fa riferimento a un registro dei cani pericolosi che deve essere ancora istuituito non essendo stato ancora emanato il regolamento all’ordinanza nazionale alla quale si è ispirato il primo cittadino. «Sulla base di ciò non può essere fatto un elenco preformato di cani pericolosi nemmeno a livello locale perchè si contrapporrebbe alle indicazioni nazionali. Tuttavia l’elenco di cui parla l’ordinanza del Comune di Pordenone – aggiunge – mi pare di poter interpretarlo come elenco concreto di cani che dimostrino nei fatti, comportamenti pericolosi o nocivi (problemi comportamentali, di dominanza, di insufficiente gestione da parte dei proprietari); elenco quindi che pare l’ordinanza voglia istituire sulla scorta degli episodi che si verificano e non sulla base di una lista preformata». Quanto ai contenuti dell’ordinanza, secondo Candotti ha «intenzioni assolutamente meritevoli, ma il problema di un elenco va chiarito bene se sia e rimanga l’elenco dei cani che dimostrano comportamenti aggressivi per cui porre riparo verificando problemi clinici comportamentali del soggetto oppure di inaffidabilità del proprietario; oppure se l’elenco rischi di diventare un “elenco di proscrizione” che cozzerebbe con la normativa nazionale». «Mi pare di cogliere l’intenzione di creare un elenco di soggetti (non di razze, a prescindere) pericolosi da non lasciare in mano a potenziali proprietari emotivamente, psicologicamente e penalmente non idonei o immaturi. Il che non fa una grinza. Molto buona è poi l’intenzione di creare, secondo gli indirizzi nazionali, il proprietario educato che si affianchi al cane educato».

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