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Un altro cane ucciso Il maniaco colpisce ancora usando la metaldeide

Il cane Rambo e il cane Snoopy si sono salvati, il cane Pippo no. E’ stato avvelenato da un maniaco a Filettole venerdì scorso, a poche ore (e forse a pochi metri) di distanza dagli altri due. E ieri mattina i padroni, leggendo il “Tirreno”, e parlandone con i compaesani, hanno capito perché la povera bestiola era morta. La causa è l’avvelenamento da metaldeide. «Fino a oggi mi era sconosciuta la sua sorte, - racconta Alarico Sgroi, che ci aveva segnalato i primi casi, - ma in seguito al vostro articolo i proprietari si sono fatti vivi e mi hanno messo a conoscenza dell’evento. Anche lui è stato avvelenato nei giorni tra giovedì e venerdì scorsi». Il cane era di proprietà della famiglia Verdigi da diversi anni e la sua morte li ha molto scossi, lasciandoli nello sconforto. «Certo - dice Sgroi - è difficile capire le motivazioni che spingono degli individui a compiere atti cosi efferati, non è facile capire se sono mossi da puro sadismo o incoscienti per le gravi conseguenze e sofferenze che provocano. Di certo si tratta di persone aride che non conoscono il profondo legame che unisce gli uomini agli animali». In paese moltissime persone si sono dette indignate per quanto sta succedendo: sui fatti indagano i carabinieri di Migliarino. E ieri ci ha chiamato Daniele Giuliani, proprietario di Becky, una delle tre vittime del maniaco che avvelenava i cani nel novembre del 2007 a San Giuliano: «Sono disposto a mettere una taglia anche su questo assassino, - ha detto, - non so se persone così capiscono il dolore che provocano in una famiglia che ama il proprio cane». Giuliani pone anche un problema: «Perché è così facile per chiunque, nei negozi di agraria e anche in qualche ipermercato, comprare la “lumachina” che è così pericolosa anche per animali grandi?».


Carcere fino a 18 mesi

Uccidere un cane è un reato grave. Dopo l’emanazione della legge 189 del 2004, i “delitti contro il sentimento per gli animali” sono puniti con norme severe. Le “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate” modificano il codice penale. A norma dell’art. 544-bis (Uccisione di animali) «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale, è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi».



Riparte il piano nutrie della Provincia di Parma: catturati 5517 animali nel 2008

Parma. Dopo il parere positivo dell’Ufficio Sicurezza della Provincia, che ha approfondito le eventuali ricadute della sostanza utilizzata per stordire gli animali sul personale, a settembre la lotta alla nutria ricomincerà per intensificarsi poi progressivamente nei mesi autunnali e invernali, più idonei per le condizioni climatiche e dei terreni.
La lotta viene regolata secondo il Piano di controllo della nutria, gestito e coordinato dalla Provincia. Elaborato sulla base delle disposizioni nazionali e regionali e approvato dall’Istituto superiore per la Protezione e Ricerca ambientale, il Piano ha come obbiettivo lo sradicamento della specie da tutte le aree interessate. Gli interventi prevedono l’utilizzo della trappola, tecnica indicata come preferenziale anche dalla Regione, che fino ad oggi ha dato i migliori risultati garantendo sicurezza all’ambiente e al personale.Questo è confermato anche nel nostro territorio dalle catture nei Comuni dove esiste una fitta rete di operatori volontari che intervengono in modo sistematico e ben collaudato. Se infatti si considera la serie storica dei dati (la misurazione è annuale al 31 marzo di ogni anno) in quasi dieci anni si è passati da 445 esemplari nel 1999 a 5517 nel 2008. Nei Comuni maggiormente attivi (San Secondo, Sissa, Colorno, Fontanellato e l’Unione Sorbolo-Mezzani) si rileva una sostanziale diminuzione dei disagi causati sull’ambiente dalla specie. Ad oggi il Piano di controllo è operativo su tutto il territorio della pianura parmense (vedi cartina). Nel 2008 sono stati 23 i Comuni che hanno sottoscritto l’accordo, un numero destinato a crescere con le adesioni anche di alcuni centri della collina (Langhirano e Lesignano). “La Provincia già nel 2003 aveva autorizzato in via sperimentale l’abbattimento delle nutrie da parte dei cacciatori in possesso della qualifica di coadiutore nell’attività di controllo della nutria – spiega l’assessore provinciale Ugo Danni -. La verifica dell’efficacia e le problematiche emerse hanno condotto a risultati tutt’altro che soddisfacenti”. Infatti il numero di nutrie abbattute con l’arma da fuoco e opportunamente rendicontato come prevede il piano, era stato zero. “Alcuni sindaci hanno inoltre emesso ordinanze con motivazioni legate alla gestione faunistica, ordinanze che sono state però annullate dal Tar a fronte di un ricorso. A dire il vero i sindaci potrebbero emettere per motivi di sicurezza e igiene ordinanze apposite per l’abbattimento degli animali con l’arma da fuoco; la loro difficoltà, pienamente comprensibile, sta nei rischi che questo metodo presenta per l’utilizzo di armi da fuoco in centri abitati. Se a questo aggiungiamo la non efficacia risulta evidente come ancora lo strumento più idoneo da utilizzare in questa lotta sia la trappola”, dice ancora Danni, che aggiunge: “Nel ringraziare i volontari per il lavoro che svolgono, ritengo che sia molto importante mettere in campo ulteriori incentivi per incrementare la partecipazione dei cittadini al piano di catture attraverso le trappole. In ogni caso la Provincia sta predisponendo un programma di interventi straordinari coincidente con la prossima stagione venatoria, per procedere nelle situazioni più difficili a una campagna sperimentale di abbattimenti con squadre organizzate di soggetti abilitati”.

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