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Russia e sport sanguinari: i combattimenti di cani
Le domeniche pomeriggio nelle aree clandestine delle periferie di Mosca i proprietari di cani da combattimento piazzano i loro combattenti pupilli a quattro zampe in ring quadrati (arene) circondati da rete per polli. Decine gli spettatori armati di videocamere pronti ad immortalare i fieri azzannamenti ed i crudeli morsi. Dozzine gli scommettitori che campano puntando sul probabile vincitore. Le lotte di cani sono così brutali che alcuni spettatori lasciano il campo poco dopo. La lotta termina quando uno dei due animali è seriamente ferito o peggio muore. Il combattimento dura per almeno 15 minuti. A quel punto intervengono i padroni dei cani pregando i cani di staccarsi mentre questi stringono i denti attorno un collo od una zampa dell'avversario. Il legislatore russo è intervenuto rendendo illegali i combattimenti ma la polizia pagata per intervenire guarda lo spettacolo per il gusto del proprio intrattenimento. Persino gli etologi spiegano il comportamento degli allevatori di queste razze. I Russi guardano ai potenti cani come a segni di prestigio e protezione, uno status symbol, insomma. Gli esperti affermano che non ci sono razze pericolose ma ci sono persone pericolose che rovinano i cani insegnando loro a combattere. Tra loro anche noti vip come Ramzan Kadyrov il giovane Presidente del governo filo-russo della Cecenia, pupillo di Putin e comandante dei famigerati squadroni della morte delle PSS (i Servizi di Sicurezza Presidenziali, meglio noti come kadyrovtsy) proprietario tra l'altro della squadra di calcio di Grozny, il Terek, e di una grande palestra per pugili dove si addestrano anche i suoi miliziani (nella sua palestra è passato anche il suo grande amico, il pugile Mike Tyson). Ramzan possiede purtroppo anche un club di combattimenti tra animali dove, dicono i testimoni, si battono non solo i cani pitbull, ma cuccioli di leone e di tigre, lupi e orsi bruni. I proprietari di questi cani che fanno i soldi con tornei e campionati ribattono alle accuse mosse loro dalle organizzazioni a protezione degli animali che il combattimento è nella natura di questi cani, i cani amano combattere, è un richiamo naturale. Chi assiste a scene di squarci profondi, atroci mutilazioni e rivoltante violenza, non può che essere un deviato. E’ questa l’analisi psicologica a cui giungono gli esperti che studiano i comportamenti umani. A questo ragionamento arrivano tutte le persone di buon senso. L’addestratore/allevatore mozza per prima cosa orecchie e code dei cani (per fornire meno punti di presa all'avversario) per poi prepararli al combattimento. L’addestramento di solito inizia con il grosso cane da guardia, ben allenato, gettato contro un bastardino precedentemente "ammorbidito" a legnate. Non si tratta di fare scommesse: si paga solo per vedere lo spettacolo, lo scempio. A riprova dell'aberrazione mentale degli accusati, sono state sequestrate numerose videocassette con i filmati dei combattimenti, dove ai cani ormai semisbranati non era concessa nemmeno una morte rapida: riempiti di droghe stimolanti, venivano rimessi sul ring per continuare la lotta fino all'ultima goccia di sangue. I video sono un modo atroce per "rivivere l'emozione" anche tra le mura domestiche, plagiando la mente dei figli verso nuove mostruose devianze di uno sventurato cagnetto che viene squartato da un'altra vittima dell'uomo. Ecco la testimonianza shock di uno di questi addestratori “Chiudo il cane in una stanza buia. Lo lascio per tre giorni senza cibo. Poi lo alimento solo con carne cruda. Lo tengo costantemente bendato. Dopo due settimane, lo tolgo di prigionia e lo porto con me, al guinzaglio, al parco ... Libero il cane davanti alle papere che popolano il laghetto: se il cane ne azzanna una e l'uccide, è pronto per il combattimento. Allora incomincio a nutrirlo di galline vive. Solo a questo punto passo alla seconda fase dell'addestramento e abituo l'animale alla lotta sul ring. Di nuovo non gli do cibo e lo lascio legato quasi completamente al buio dentro una stanza. Sulla sua testa metto una lampada fortissima, da sala da biliardo. Poi gli tiro addosso un gatto vivo, fissato per una zampa con una corda al soffitto. Una volta sul ring, il cane imbottito di droga e di polvere da sparo troverà la stessa lampada alogena, intorno il buio e davanti un cane ringhioso..” E quella di un altro addestratore: “Da cucciolo lo appendevano giornate intere per le zampe anteriori alla finestra, come un abbacchio. Lo chiudevano in un sacco e lo bastonavano. Lo affamavano e lo disidratavano. Come tutti i pitbull destinati al combattimento, doveva diventare feroce e insensibile al dolore. Non aveva bisogno di Beethoven per fare a pezzi gatti e cani randagi”. In molte nazioni questi combattimenti clandestini sono banditi con pene molto severe. Sebbene a Mosca il sindaco li abbia banditi con decreto. La legalità di questi sanguinari spettacoli è ancora poco chiara. La legge penale in Russia include la proibizione della crudeltà verso gli animali ma sia attivisti dei diritti degli animali sia gli allevatori concordano che ciò non può essere usato contro i combattimenti volkodav, cani-ammazza-lupo. Il linguaggio della legge è vago per Elena Maruyeva del Centro Vita per la protezione dei diritti degli animali a Mosca. In pratica è assai difficile perseguire qualcuno con questa legge. Le autorità di governo sanno dei tornei e dei campionati di lotte tra cani-lupo. L’associazione All-russian dei cani-lupo russi pubblica regolarmente i risultati del campionato ed i “tifosi” si scambiano video dei combattimenti. La suddetta associazione sponsorizza un campionato nazionale annuale e partecipa a quello di altre nazioni. In Asia centrale ed in Caucaso fino negli Urali e nelle periferie di Mosca questa pratica è ora tornata di moda. E’ tornato anche in Afghanistan dopo essere stato proibito dai Talebani. Lo “sport” coinvolge i mastini, razze dalla testa grossa, che includono i cani pastori dell’Asia Centrale ed il ovcharka del Caucaso. L’associazione dichiara di avere più di 1000 allevatori soci e 1000 proprietari partecipanti ai combattimenti. Essa possiede una rivista specializzata, un web site e tiene un campionato annuale. I tifosi argomentano a difesa delle loro pretese che la pratica affonda le radici nella tradizione dei pastori delle steppe che addestravano i cani contro i lupi. I membri insistono nel dire che nei loro tornei diversamente dai combattimenti clandestini di pit bull e di altre razze da combattimento, mai si assiste alla morte di un cane o al suo serio ferimento. L’associazione divide i cani in due categorie per età e peso. Sono juniors fino all’età di 2 1/2 al cui compimento sono classificati adulti. Pesi medi devono pesare meno di 62 kilogrammi. Oltre tale peso sono considerate pesi massimi. Gli scommettitori più incalliti sono Russi, Kazachi, Georgiani e Armeni. I più sanguinosi combattimenti si svolgono vicino Chelyabionks negli Urali. "Only people who have not seen it, and do not understand it, dislike this” (Solo un uomo che non lo ha mai visto e che non lo capisce, lo disprezza) afferma Stanislav Mikhailov, il presidente dell’Associazione. Nessun uomo di buon senso può concordare con tale affermazione. Ogni persona di buon senso comprende che dietro questa pratica attribuita alla tradizione dei pastori delle steppe si cela invece un business attraverso cui si arricchiscono soggetti ipocriti e senza scrupoli. Gli stessi pastori delle steppe ammettono di non aver mai provocato tali combattimenti tra i loro cani nemmeno ai fini di addestrarli alla difesa dai lupi. Jack London stesso troverebbe disgustoso che esseri umani del terzo millennio ancora si interessino a queste barbare e disumane pratiche contro gli animali.
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